Nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita di Giulietta Masina, quale miglior modo di ricordarla che recarsi a San Giorgio di Piano, il piccolo comune situato nella Bassa bolognese, in cui è nata il 22 febbraio del 1921, un luogo del cuore che l’attrice descriveva come “un posto delizioso, di cui ho sempre dentro un ricordo straordinario. Io l’ho sempre visto come un paese dei balocchi: poteva essere disegnato da Walt Disney. Pur essendoci vissuta per poco tempo, ho ancora impressioni vivissime di quel luogo, di profumi, di rumori, di cose, di gente, di colori”.
Giulietta Masina è stata una delle attrici più amate e talentuose della sua epoca, interprete di personaggi femminili indimenticabili, primo fra tutti la candida Gelsomina del film “La strada” (1954) di Federico Fellini. È grazie a quel ruolo che conquista le platee di tutto il mondo e si guadagna il nome di “Female Chaplin”. Non a caso lo stesso Charlie Chaplin disse: “She's the actress I admire the most”, lei è l’attrice che ammiro di più. Nel corso della sua carriera interpretò diversi ruoli, ma nel cuore di tutti rimase Gelsomina, anche se la Masina non nascondeva di preferire alla innocente artista circense il personaggio di Cabiria protagonista di “La notti di Cabiria” (1957), altra pellicola indimenticabile diretta sempre da Fellini, vincitrice, come era già successo per “La strada”, del premio Oscar come Miglior Film straniero.
Impossibile parlare di Giulietta Masina senza parlare di Federico Fellini, non solo perché i due artisti furono legati indissolubilmente da un sodalizio sentimentale e professionale unico che durò per 50 anni, ma anche perché Giulietta deve il suo nome al marito. L’attrice era nata infatti con il nome di Giulia Anna Masina, fu Fellini ha ribattezzarla artisticamente Giulietta in occasione del suo esordio al cinema nel film di Alberto Lattuada “Senza pietà”(1948).
Con questo itinerario nella San Giorgio di Piano di Giulietta Masina, riprendiamo un progetto a cui teniamo molto, iniziato qualche anno fa con l’articolo dedicato alla Rimini di Federico Fellini, ovvero la scoperta dei luoghi cinematografici che sorgono a ridosso della storica via Emilia, da noi ribattezzata “strada del cinema”. In Emilia-Romagna sono stati girati infatti molti capolavori ed è in questa terra che sono nati molti dei registi e degli attori che hanno fatto la storia del cinema italiano.
Per raggiungere San Giorgio di Piano prendiamo un treno che parte dalla stazione di Bologna e durante il viaggio non possiamo non pensare che questo era esattamente lo stesso tragitto compiuto dalla giovane Giulietta quando dalla capitale tornava in Emilia per rivedere la sua famiglia.
“Il treno da Roma si fermava a Bologna dove era il mio papà che mi veniva a prendere” ha raccontato l’attrice in alcuni passaggi biografici, “quando si ripartiva verso Ferrara, io aprivo presto il finestrino per sentire l’odore dei maceri. Erano enormi piscine, nella campagna, dove i contadini mettevano le fascine di canapa a marcire, per farne poi la tela […] quell’odore cominciava a prepararmi all’odore più dolce di casa mia”. La coltivazione della canapa fu un’attività di grande importanza nella campagna bolognese fino alla fine degli anni Trenta, quando la produzione entrò in crisi, sempre più sostituita da fibre artificiali. Sebbene l’odore della canapa che macerava non fosse esattamente un odore gradevole, per Giulietta rappresentava l’odore della sua terra d’origine, l’odore di un paese che amava.
“Ricordo il momento dell’arrivo del treno nella stazioncina di San Giorgio di Piano, che aveva uno steccato tutto ricoperto di campanule color viola. Là era il capostazione vestito di nero con un cappello rosso e una grande greca d’oro. Ricordo anche un campanellino che non si usa più - che peccato! Dirindidirindindirindin - che aveva il compito di avvertire coloro che aspettavano il treno che stessero attenti perché questa locomotiva, che ti riempiva immancabilmente di fuliggine, stava arrivando”. Siamo negli anni Venti e nei ricordi di Giulietta da bambina spuntano anche quei treni a vapore dell’epoca che noi abbiamo visto solo nei film.
“…e il viale che portava alla piazza, così giusta, perché c’era la chiesa col campanile che aveva quattro orologi, i negozi, un grande negozio che era di mio zio e vi si vendeva di tutto, dalle vernici alle corde, alle caramelle, allo zucchero, alla pasta sciolta: proprio di tutto. Il Torresotto, mi pare si chiamasse così, i portici…” Seguendo le parole di Giulietta dalla stazione percorriamo poche centinaia di metri e ci troviamo subito davanti la piazza del paese, luogo d’incontro per tutti i sangiorgesi, dove ogni lunedì si svolge il mercato settimanale. Il viale di cui parla l’attrice è un po’ cambiato da allora, ma la piazza, con la sua chiesa e i suoi edifici, è rimasta pressoché uguale.
L’ottocentesca chiesa a tre navate dedicata a San Giorgio Martire, di origine romanica, custodisce al suo interno una tela di Antonio Randa raffigurante la Vergine, il Bambino e San Giorgio e una copia del Battesimo di Gesù del Verrocchio, realizzata da Mario Roversi.
Il campanile, di origine tre-quattrocentesca, a metà del Settecento subì interventi di ammodernamento che gli diedero il suo aspetto attuale e nel 1837 venne dotato di un nuovo concerto di campane grazie alla fusione di quelle vecchie. Come ricordo venne mantenuta una sola campana piccola del Quattrocento. Il campanile - uno dei più alti della zona - è uno dei simboli della città, un punto di riferimento per i sangiorgesi un po’ come lo è San Luca per i bolognesi: da qualsiasi parti si provenga, che sia dalla strada o dalla ferrovia, quando lo si vede spuntare all’orizzonte vuol dire che si è arrivati a casa!
Nella piazza centrale, sul lato opposto del campanile, svetta un altro simbolo di San Giorgio: il Torresotto, una torre di chiara impronta medievale eretta nel 1391 con funzioni di controllo del territorio. Dal 1998 l’edificio è sede della biblioteca comunale intitolata allo storico locale e partigiano Luigi Arbizzani, ma ai tempi di Giulietta Masina la parte sottostante i tre archi ospitava un’osteria, l’Osteria del Torresotto.
All’inizio di via Andrea Costa, proprio di fronte alla piazza, in un edificio che ora purtroppo non esiste più, si trovava il Teatro Comunale dove sembra che la piccola Giulietta non mettesse piede per paura dei pipistrelli! Aveva invece ricordi migliori degli spettacoli con i burattini, tanto amati anche da Federico Fellini: “I burattini sono uno dei ricordi più belli che ho del mio paese, quando ancora si sentivano le cicale […] Mi ricordo che nei grandi cortili delle case di San Zôrz ognuno portava la seggiola, oppure pagava una lira, mi pare, per avere posto su una panca. E arrivava il famoso teatro dei burattini su una specie di carro tirato dai buoi. In questi grandi cortili si davano le opere: l’Otello, I Pagliacci, Cavalleria Rusticana, La forza del destino… per la musica, sotto la baracchetta dei burattini, c’era un grammofono a manovella, dove si mettevano i dischi”.
“…io sono riuscita a trovare, quindici, vent’anni fa, una cartolina a colori di questo paesino che poi è passata in tutte le televisioni del mondo, in America, in Germania, e sembra un paesino disegnato da Walt Disney”. Quando ci dirigiamo verso la casa di Giulietta Masina scopriamo che il centro storico di San Giorgio di Piano è caratterizzato da tipiche case colorate con i portici sotto i quali sono ospitati bar, negozi e botteghe storiche. Quei portici dove un vecchio alunno della madre dell’attrice ricorda una piccola Giulietta con un nastro bianco tra i capelli rincorrere un gatto!
Dalla piazza imbocchiamo il portico di via della Libertà e arriviamo rapidamente al numero 122 (che all’epoca era il numero 24 di corso Umberto I): è qui che si trova la casa natale di Giulietta Masina. Una targa commemorativa posta a fianco della porta d’ingresso lo ricorda a tutti dal 1995.
“Il 22 gennaio 1921 venni al mondo io, prima di quattro figli: seguirono Eugenia più giovane di quindici mesi, e sette anni dopo i gemelli Mario e Maria”, ricordava la Masina. Secondo la levatrice Angiolla Garelli, la piccola Giulia Anna Masina era “nata con la camicia”, ovvero ancora avvolta nella placenta, fatto che secondo la credenza popolare era simbolo di buon auspicio.
La mamma di Giulietta, Angela Flavia Pasqualini, era una maestra delle elementari originaria di San Donà di Piave, in Veneto, aveva incontrato Gaetano Masina, detto Tanino, quando si era spostata in Emilia per insegnare a San Venanzio di Galliera nel bolognese. Il padre di Giulietta era un violinista e un maestro di musica di San Giorgio di Piano e forse è proprio da lui che la Masina prese il suo temperamento artistico. “Mio padre, Gaetano Masina, fino a trent’anni fece di professione il violinista. Era membro dell’orchestra Ghione, ma suonò anche in molti teatri lirici italiani e esteri. Aveva una figura aitante e quando facevano l’Amico Fritz di Mascagni lo mandavano in scena a impersonare lo zingaro violinista”. Dopo il matrimonio, avvenuto nel paese dello sposo nel maggio del 1920, Gaetano si trovò però costretto ad abbandonare la sua passione per la musica per lavorare come cassiere in un vicino stabilimento chimico della Montecatini, un impiego che, a differenza di quello come musicista, gli permetteva di avere un’entrata sicura per provvedere ai bisogni della sua nuova e numerosa famiglia. La madre invece continuò ad insegnare e per farsi aiutare nelle gestione della casa assunse una domestica, Ermelinda Montanari che col tempo divenne una persona di famiglia, tanto da andare a trovare spesso a Roma la Masina anche dopo che era diventata famosa.
Giulietta resta a San Giorgio di Piano fino all’età di quattro anni quando si trasferisce a Roma a casa di una zia, Giulia Sardi, moglie del fratello della madre, Eugenio Pasqualini. “Gli zii Pasqualini vivevano a Roma, in una bella casa al piano nobile di via Lutezia 11, trasversale di viale Liegi, a un passo da piazza Ungheria. Nel 1925 fui loro ospite per alcuni mesi. Purtroppo poco dopo, a 46 anni, lo zio Eugenio morì e la zia rimase sola perché non aveva avuto figli. La zia Giulia chiese a mamma e papà che mi mandassero a Roma per farle compagnia; fu così che cominciai a passare gli inverni a Roma con la zia, mentre d’estate lei se ne andava in villeggiatura e io tornavo a casa dai miei.” L’affidamento della piccolissima Giulietta alla zia dev’essere avvenuto certamente per ragioni economiche - crescere quattro figli non deve essere stato facile per i coniugi Masina - ma anche perché già da piccola Giulietta aveva mostrato una certa vocazione artistica come da lei stessa raccontato: “ero una bambina piuttosto vivace, chiacchierona, che già allora amava recitare, ballare e cantare” e i suo genitori devo aver pensato che crescere nella capitale poteva essere un’opportunità per la figlia. “Papà e mamma non mi hanno mai scaricata, sia ben chiaro. Hanno voluto semplicemente offrirmi un’apertura che i miei fratelli non hanno avuto”.
Giulietta quindi visse a Roma tutta la vita, ma ogni estate fino al 1932, quando i genitori si trasferiscono in Veneto per esigenze lavorative, ritornava a San Giorgio di Piano dalla famiglia. “Ho ricordi delle vacanze molto chiari. L’idea di un paese familiare, raccolto, pulito. Il paese come un salotto in tempi in cui non c’era la tv e si usciva la sera a prendersi il primo fresco”. Giulietta passava gran parte dei mesi estivi in montagna con la sua famiglia e “fino ai dieci, undici anni era tradizione di casa passare a San Giorgio tutto il mese di settembre. Stavamo lì per la vendemmia, un rito che nella mia memoria è rimasto nitido e indelebile”. Anche dopo il matrimonio con Federico Fellini, Giulietta rimase sempre molto legata al suo paese natale, dove saltuariamente tornava per riveder i luoghi della sua infanzia e le persone che conosceva.
“Ricordo che il pomeriggio stavo spesso alla finestra perché passava un uomo con una carriola che portava una grande teglia ritirata dal forno del paese e vendeva, gridando ‘Zucca chelda’, bella calda come si vedeva, e le cipolle cotte al forno”. Da quella finestra Giulietta poteva vedere ogni giorno anche L'oratorio di San Giuseppe e della Natività della Madonna, un edificio costruito nel 1759 in pietra viva come l’allora vicina Porta Bologna, situato proprio di fronte alla casa della Masina. All'interno è custodito un pregevole dipinto della scuola del Guercino, raffigurante la Sacra Famiglia e un tempo vi era presente anche un organo che fu proprio il padre di Giulietta ad inaugurare all’età di 14 anni e che continuò a suonare durante le messe domenicali.
Ritorniamo a passeggiare sotto i portici di via delle Libertà e ci dirigiamo questa volta in direzione opposta rispetto alla casa natale di Giulietta. Appena superata la Chiesa parrocchiale incontriamo una statua di bronzo che evoca la leggendaria battaglia di San Giorgio con il drago, mentre sul lato opposto sorge il palazzo comunale, palazzo Pesci-Benassi, costruito tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. All’interno del cortile municipale trovate l'ormai celebre monumento al maiale, realizzato dallo scultore Bruno Bandoli. Ricordando l’esistenza in quel luogo dei porcili pubblici, la statua in bronzo, simbolo della civiltà contadina del passato, strizza l’occhio in direzione della porta del CED (Centro elaborazione dati), ovvero verso il simbolo delle nuove tecnologie, verso il futuro.
Alla fine della strada troviamo Porta Ferrara, l’unica traccia rimasta della trecentesca fortificazione che caratterizzava il paese, a quell’epoca denominata ‘il Castel di San Giorgio’. Dalla parte opposta, proprio vicino alla casa di Giulietta, all’epoca esisteva un’altra porta, Porta Bologna, demolita nella seconda metà dell’Ottocento. San Giorgio era quindi circondato da un fossato con due terrapieni e le porte rappresentavano così l’unica via d’accesso al paese. Una piccola curiosità: i sangiorgesi conoscono Porta Ferrara con il nome di Porta Capuana, tanto che se chiedete a qualcuno dove si trova Porta Ferrara non saprebbe dirvelo, ma la ragione sembra avvolta nel mistero!
Accanto a Porta Ferrara sorge Palazzo Colonna (anch’esso conosciuto come Palazzo Capuana!), uno degli edifici più antichi e belli di San Giorgio, un tempo proprietà del cardinale Colonna Panfili. Costruito nel Quattrocento, il palazzo conserva pressoché inalterata la sua architettura gotica, con finestre ad arco acuto e decorazioni in cotto. Dal 2013 ogni anno viene organizzata a San Giorgio di Piano una tavolata di beneficienza denominata “Al dågg’ e mèż Tótt a Tèvla” (ispirandosi alla consuetudine del pranzo domenicale in famiglia) che parte proprio da Palazzo Colonna e arriva fino alla fine del paese, riunendo a tavola quasi 1400 persone sotto i portici del centro storico.
Anche se Giulietta ha lasciato San Giorgio di Piano a soli quattro anni, ha mantenuto sempre un legame forte con la sua terra d’origine e anche i sangiorgesi non l’hanno mai dimenticata, omaggiandola in diversi modi: poco fuori dal centro storico, ad esempio, una via è stata intitolata alla talentuosa attrice e un’altra ha preso il nome del grande Federico Fellini.
Nel 2005 invece, all’all’interno del centro commerciale Cabiria è stata collocata una statua realizzata dal noto scultore bolognese Nicola Zamboni in collaborazione con l’artista Sara Bolzani, autori di altre due opere presenti nel centro storico del paese: la statua di San Giorgio e il Drago di via della Libertà e I Cavalieri in battaglia che troviamo davanti a Porta Ferrara. L’opera ritrae Giulietta Masina nei panni di Gelsomina in una posa divenuta ormai iconica del film La strada. Gli scultori hanno realizzato il corpo della statua in rame, mentre il cappello, il viso e le mani sono in terracotta.
In occasione del centenario della nascita dell’attrice il piccolo paese emiliano l’ha ricordata durante l’anno con numerose iniziative: mostre fotografiche, incontri, libri, spettacoli teatrali, rassegne e in piazza Indipendenza è stato effettuato addirittura un annullo filatelico speciale in occasione dell’emissione del francobollo celebrativo dei 100 anni della Masina.
L’ultimo “gigantesco” omaggio che San Giorgio di Piano ha tributato all’attrice risale ad ottobre scorso, quando sull’edificio della Coop Reno di via Pirotti 11, è stato inaugurato un bellissimo murales realizzato dall’artista Fabieke. Non possiamo quindi tornare a Bologna senza averlo visto: arrivarci è semplicissimo, basta prendere la strada che parte dalla piazza, via Andrea Costa e andare sempre dritti per poche centinai di metri. Qui, su un muro di mattoni rossi, si staglia enorme il volto di Giulietta, ritratta come nella famosa foto di scena del film “Lo sceicco bianco” di Federico Fellini. L’opera, che misura 6 metri di altezza, per 5,5 di lunghezza, è stata voluta dal comune per lasciare un segno della presenza dell’attrice in un punto molto frequentato del paese.
Concludiamo questo viaggio nel paese natale di Giulietta Masina con le parole piene d’affetto da lei stessa rivolta alla sua terra: “la vita è stata molto generosa con me. Ho viaggiato, i successi, sono cambiata. Però anche loro, anche San Giorgio, la mia terra, la gente così calda, così amante della vita e così positiva fanno parte di me. E perciò, ritornando da tanti paesi lontani, ogni volta, istintivamente, proprio quando metto piede giù da un aereo, da un treno, da una macchina, ecco … io ringrazio chi mi ha fatto nascere in una terra così bella”.
Ciao Giulietta, arrivederci a presto San Giorgio di Piano!
Il nostro percorso alla ricerca dei luoghi legati al cinema che sorgono lungo la via Emilia nei prossimi mesi ci porterà a visitare anche altre città emiliano romagnole. Se siete curiosi di scoprire quali, continuate a seguire i nostri viaggi cinematografiche qui sul blog e sui nostri canali Social!
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FONTI
“Giulietta Masina donna e attrice” a cura di Tiziana Contri, Rotary Club San Giorgio di Piano (Bologna) 2013
“Giulietta Masina” Gianfranco Angelucci, Edizioni Sabinae 2021
www.renogalliera.it
Se amate Giulietta Masina
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